Il Capacity Market in Italia: cos'è e come funziona?

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Il Capacity Market, approvato a giugno 2019 dalla Commissione europea, ha lo scopo di rendere il mercato dell'energia più efficiente, garantendo la sicurezza del sistema in caso di picchi di domanda. Il meccanismo prevede una remunerazione per gli impianti che si impegnano a garantire disponibilità per la produzione di energia. Ecco come funziona, cosa cambierà per i consumatori finali e quali sono le critiche sollevate dalle associazioni. 

Il contesto del Capacity Market in Italia

Il Capacity Market, o mercato della capacità, rientra in un ampio contesto europeo, che vuole rendere il mercato dell'energia elettrica più efficiente e aperto a nuove risorse per l'approvvigionamento, per integrare al meglio le fonti rinnovabili, i sistemi di accumulo e la gestione della domanda, garantendo al contempo la sicurezza del sistema.

L'obiettivo delle politiche energetiche sia in Europa che in Italia è rivolto ad una transizione energetica che tende a una progressiva decarbonizzazione del sistema elettrico per una migliore sostenibilità ambientale, sociale ed economica.
A questo proposito le nuove norme europee, con il pacchetto "Clean Energy Package for all European" indicano 3 obiettivi chiave da raggiungere entro il 2030:

  1. Emissioni di gas a effetto serra: riduzione almeno del 40% rispetto ai livelli del 1990;
  2. Energia rinnovabile: raggiungere una quota minima del 32%;
  3. Efficienza energetica: miglioramento almeno del 32,5%.

Che cos'è il Capacity Market?

installazione fotovoltaico

Lo sviluppo delle fonti rinnovabili nel nostro paese ha abbassato il prezzo dell'energia elettrica del mercato, creando tuttavia difficoltà per la gestione della rete e un impatto sugli altri impianti di produzione convenzionale. Gli impianti in questione sono principalmente quelli termoelettrici, che sono diventati sempre meno remunerativi al punto tale da sospenderne la produzione. Con il Capacity Market Terna avrà a disposizione maggiore capacità, per coprire i picchi di domanda dei consumi elettrici. Terna, in qualità di gestore della rete elettrica nazionale, svolge un ruolo fondamentale e coordinerà il sistema delle aste a cui partecipano gli operatori.
Oltre a dare uno slancio alle rinnovabili, il meccanismo darà il suo contributo per una soluzione al problema di adeguatezza delle risorse e per gestire in sicurezza la transizione del sistema, in linea con il Pniec (Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima).

Secondo il MISE, senza il Capacity Market ci sarebbe un aumento economico nelle bollette della luce degli italiani. I motivi sarebbero l'inadeguatezza del sistema e una minore concorrenza. Con il mercato della capacità ci si aspetta un prezzo del mercato all'ingrosso inferiore, senza contare i benefici in termini ambientali di riduzione della CO2, e della diminuzione del rischio di disalimentazione.

Come funziona il Capacity Market?

Il Capacity Market è un meccanismo di regolazione della capacità del mercato, che prevede una remunerazione della potenza flessibile. In parole semplici i grandi impianti di produzione verranno pagati per la loro disponibilità a produrre energia in caso di necessità o in alternativa gli operatori della gestione della domanda saranno remunerati per la disponibilità a ridurre i consumi.
In teoria lo strumento è aperto sia agli impianti termoelettrici a gas, sia a fonti rinnovabili, come ad esempio gli idroelettrici a pompaggio o con un sistema di accumulo.

Come funzionano le aste del mercato della capacità? Gli impianti parteciperanno, su base volontaria, ad un sistema di aste gestito da Terna, mettendo a disposizione una data capacità produttiva. Gli impianti che si aggiudicano l'asta ottengono contratti "di opzione" e gli verrà riconosciuto un premio in € per ogni MW di potenza impegnata.

Il valore del premio in euro, riconosciuto ai vincitori sarà determinato dalle aste. Al Capacity Market possono partecipare gli impianti termoelettrici esistenti e nuovi, purché abbiano emissioni contenute entro certi limiti. Lo strumento è organizzato in modo tale da poter far partecipare alle gare anche la capacità straniera, per favorire l'integrazione dei sistemi a livello europeo.

Corrispettivo Mercato di Capacità, quanto costa? Da Gennaio 2022 il Capacity Market è stato introdotto in bolletta, se vuoi conoscere come viene calcolato e applicato in fatturazione puoi leggere la nostra news: Corrispettivo Mercato di Capacità: il nuovo onere in Bolletta da gennaio.

Giugno 2019: il mercato della capacità è pronto a partire

A giugno 2019 la Commissione europea ha approvato il meccanismo, considerandolo conforme alle norme Ue sul tema e accettando i limiti imposti per le emissioni di CO2 degli impianti che parteciperanno alle aste.
A fine mese il 28 giugno, l'allora Ministro Luigi Di Maio, ha firmato il decreto sul Capacity Market, dopo il parere favorevole dell'Autorità (ARERA). L'approvazione del decreto consentirà di mettere il moto le procedure per avviare il mercato della capacità. L'ARERA ha recentemente pubblicato le necessarie delibere sui parametri economici e tecnici e la prima asta, relativa al periodo di consegna 2022 si tiene il 6 novembre 2019.

Quanto risparmieremo con il Capacity Market?In base ai calcoli del MISE per una simulazione al 2022, il meccanismo avrà un costo stimato pari a 1,75 miliardi di euro per la remunerazione ai partecipanti, a fronte di minori spese sul mercato di 3,35 miliardi.

Critiche sul Capacity Market dalle associazioni ambientaliste

Nonostante il MISE lo consideri un piano utile per la transizione, il Capacity Market è stato duramente criticato da alcune associazioni ambientaliste, come Greenpeace, Legambiente e WWF. Il rischio che si corre secondo le associazioni, sarebbe quello di incentivare progetti per installare nuovi impianti turbogas o a ciclo combinato al posto delle attuali centrali a carbone.
Anche se con un impatto minore sull'ambiente rispetto al carbone, tali impianti ostacolerebbero un reale e rapido processo di decarbonizzazione. Inoltre l'installazione di centrali alimentate a fonti fossili condizionerebbe in modo negativo il raggiungimento degli obiettivi ambientali indicati anche nel PNIEC (Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima 2030).

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