Extraprofitti Imprese Energetiche: come funziona? Facciamo il punto
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Nella nuova bozza del Decreto Aiuti è previsto il pagamento maggiorato, da parte delle aziende energetiche, di una tassa sugli extra profitti che passa dal 10% al 25%. Palazzo Chigi prevede di incassare circa 11 miliardi, soldi utili per finanziare le misure contro il caro bellette.
Ad aprile ARERA si era occupata di fornirsi di tutti i contratti con cui le aziende energetiche acquistano il gas dall'estero. Il dubbio era quello di una forte speculazione che le società in campo energetico stavano mettendo in atto, appoggiandosi ai fatti di cronaca recente che hanno messo in discussione l'approvvigionamento del gas in Europa.
Extraprofitti: come viene fatto il calcolo?
Dopo l'indagine sui contratti di importazione di gas destinati alle società italiane, è stata indetta la tassa per gli extra profitti. Istituita nel Decreto Aiuti la tassa ammontava, in una prima scrittura al 10% del fatturato delle aziende. Nell'ultima bozza dello stesso decreto però si vede come la tassa degli extra profitti è aumentata fino ad arrivare al 25%.
Il nuovo calcolo è stato rettificato aumentando di un mese il periodo preso in considerazione. Nello specifico sono state calcolate le operazioni attive e passive realizzate dal 1° ottobre 2021 al 30 aprile 2022 e non più al 31 marzo, rispetto al medesimo periodo tra il 2020 e il 2021.
La nuova bozza della norma, inoltre cambia le modalità di pagamento, imponendo alle aziende il pagamento delle tasse in due scaglioni, di cui il primo entro il 30 giugno. La prima parte di spese ammonterà al 10% del totale, la seconda parte, sarà del rimanente 15% e dovrà essere pagata entro il 30 novembre.
Le tasse Extra profitti finanziano il bonus bollette 200€
I soldi che entreranno nelle casse dello Stato grazie a questa tassa imposta alle aziende energetiche, saranno utilizzati per finanziare il bonus bollette da 200€ istituito sempre nel Decreto Aiuti. Il bonus si prefigge il compito di devolvere a 32,5 milioni di italiani un bonus da 200€ erogato una tantum.
Ma la tassa extra profitti non pagherà solo questo, una parte dei soldi incassati dallo stato, in particolare 6 miliardi, verrà impiegata per finanziare il fondo pluriennale a copertura degli extra-costi negli appalti.
Le stime di ARERA
Secondo le indagini condotte dall'ARERA, i contratti di importazione di gas sono caratterizzati da un prezzo iniziale di acquisto della materia prima e di un ricalcolo che va ad aggiornare il prezzo automaticamente sulla base di indici.
Gli indici su cui sono basati i contratti, al 70-80% fanno riferimento a quotazioni di prodotti del gas scambiato su diversi mercati all'ingrosso europei e nazionali (tipicamente TTF e PSV). La restante parte, quindi il 20-30% sono basati su quotazioni medie dei prodotti petroliferi (Brent).
Quello che è emerso dall'indagine dell'ARERA, appoggiandosi anche ai dati dell'ISTAT, è che il costo di approvvigionamento del gas dall'estero tende a mantenere andamenti coerenti con il valore del gas sul mercato all'ingrosso. Per cui l'identificazione di eventuali "extraprofitti" va affrontata e ricercata anche considerando tutti i costi ed i margini che si generano lungo la filiera e che ricadono sui clienti finali, aumentando di conseguenza il prezzo in bolletta.
Per questo motivo ARERA ha dichiarato in un comunicato stampa ufficiale, di ritenere opportuno che i soldi ricavati dalla tassazione delle aziende energetiche siano destinati ai clienti finali, che in questi mesi difficili si sono fatti carico dell'onere dei rincari.
L'attenzione si focalizza su Eni
Eni, essendo una società a partecipazione statale, è stata da subito nel mirino dell'operazione, vista come una delle società che ha guadagnato dal rincaro dei prezzi del gas. Secondo i report di Eni, infatti, nell'ultimo trimestre del 2021 ha ottenuto un utile netto di 4,7 miliardi di euro, il più alto dal 2012.
La società ha risposto in questo modo, difendendo il proprio operato:
ENI opera insieme ad altri soggetti su un mercato fortemente concorrenziale, non vi sono profitti extra rispetto alle condizioni di mercato. Inoltre ENI, come ogni prudente operatore, tipicamente attiva strumenti di copertura e derisking per stabilizzare i margini. Se la domanda si riferisce invece alla tassazione recentemente annunciata dalle nostre istituzioni come provvedimento di compensazione del caro energia, ENI ha stimato un impatto al netto delle suddette coperture di alcune centinaia di milioni di euro
La Russia e il taglio al flusso di gas verso l'Italia
In questo panorama di rincari, speculazioni ed extra tassazioni, le problematiche non smettono di defluire. Dalla Russia infatti arriva l'ultim'ora che riguarda la diminuzione del 15% del flusso di gas verso l'Europa e l'Italia. La notizia ha fatto balzare le quotazioni europee dell'oro blu in rialzo del 17% a 113,4 euro/MWh.
La ritorsione della Russia nei confronti dell'Europa che si era prevista fin dal primo giorno di guerra in Ucraina è arrivata. Il principale importatore di gas ha infatti deciso di diminuire i flussi di materia prima diretti verso l'Europa. Gazprom ha dato la notizia ad Eni il 15 giugno 2022, senza notificare le motivazioni dell'iniziativa.
"L'andamento dei flussi di gas è costantemente monitorato in collaborazione con gli operatori e che al momento non si riscontrano criticità" così ci rassicura il ministro della transizione ecologica Roberto Cingolani. Nonostante non sia al momento la paura di una mancata fornitura di gas, quella della Russia viene vista come una vera e propria mossa politica.
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