Alla Russia non piace il price cap: cosa succederà adesso?
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Pubblicato da Federica Scaramuzzi il 22 dicembre 2022 || ⏳ tempo di lettura 2 min.
I flussi energetici russi sono da sempre sul tavolo delle trattative come una delle armi dell’Europa contro la Russia. L’aver istituito un price cap per far fronte alle oscillazioni dei prezzi della materia energetica non è stata affatto presa di buon occhio del Cremlino. Ora dopo ora continuano ad arrivare dichiarazioni dai toni sempre più forti e in contrasto con la decisione europea.
"L'accordo dei ministri dell'Unione europea sul tetto al prezzo del gas è inaccettabile", ha detto il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov. Tale unione ed intesa “è contraria ai principi di mercato". Secondo Peskov tratterebbe di "una violazione del processo di determinazione dei prezzi di mercato, un'invasione del processo di mercato, qualsiasi riferimento al massimale non può essere accettabile”.
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Sempre dello stesso spirito è il vice premier russo, con delega all'energia, Alexander Novak: secondo quanto riferisce la Tass, avrebbe commentato l’introduzione del price cap al gas come una “decisione politica, non economica”. Non si è limitato a commentare negativamente la scelta, ma ha anche aggiunto che tale manovra può portare l'Europa ad "una mancanza" di gas. Una velata minaccia a chiudere i rubinetti del gas russo?
Sembrerebbe proprio di sì, con ritorsioni contro i nostri mercati energetici: questo è quanto traspare dalle parole di Peskov: "Ci vorrà del tempo per soppesare a fondo i pro e i contro per elaborare una risposta adeguata da parte della Russia”.