Termovalorizzatore di Roma: funzionamento, aspettative e paure
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Pubblicato da Marina Lanzone il 15 marzo 2023 || ⏳ tempo di lettura 12 min.
In queste settimane a Roma il Campidoglio è a lavoro per il nuovo termovalorizzatore. Si è da poco chiusa la prima fase dell'iter. Secondo le previsioni l'impianto dovrebbe essere inaugurato nel 2026. Ma come funziona un termovalorizzatore? Quali sono le aspettative dei cittadini? Scopriamolo insieme.
Camminando per le strade romane, qualcosa risalta subito all'occhio: i cassonetti pieni e i rifiuti sparsi per terra. Questo problema è molto sentito dai cittadini e dai turisti, costretti a fare lo slalom tra sacchetti dell'umido, avanzi di cibo, pezzi di vetro taglienti e cartoni. Anche l'amministrazione comunale non riesce a chiudere gli occhi: ormai è impegnata da diverso tempo alla ricerca di una soluzione, per ora riassunta nel Piano Gestione Rifiuti di Roma Capitale, approvato definitivamente a dicembre 2022.
Tra gli obiettivi più ambiziosi, troviamo quello di rendere sempre più "indipendente" il capoluogo laziale, attraverso la costruzione di un termovalorizzatore, cioè un impianto in grado di bruciare i rifiuti esclusi dalla raccolta differenziata e produrre contemporaneamente energia elettrica e calore per il teleriscaldamento. Precisamente, questa struttura sarà in grado di smaltire circa 600mila tonnellate di immondizia all'anno.
Proprio nei primi giorni di marzo, si è conclusa la prima fase dell'iter di realizzazione: la manifestazione di interesse. La cordata temporanea guidata da Acea Ambiente ha inviato la sua proposta per la costruzione della struttura. Nei seguenti 60 giorni, la Commissione di valutazione tecnica ed economica esaminerà la fattibilità del progetto, al termine di cui dovrà esprimere un parere vincolante per l'indizione del bando di gara. Se tutto dovesse andare come da programma, la pubblicazione del bando dovrebbe avvenire entro il primo agosto 2023 e il cantiere dovrebbe essere aperto un anno dopo, durante l'estate del 2024.
"Siamo soddisfatti perché si procede speditamente secondo la tabella di marcia che ci siamo prefissati. Insieme agli altri impianti di riciclo e al piano per la riduzione dei rifiuti e l'aumento della raccolta differenziata, il termovalorizzatore è decisivo per il raggiungimento dell'autosufficienza impiantistica, il superamento delle discariche, l'abbattimento delle emissioni e il miglioramento della raccolta".
Le aspettative sul termovalorizzatore sono alte, così come i timori: Legambiente e WWF Italia hanno depositato un ricorso al Tar del Lazio, impugnando le ordinanze di approvazione del Piano di Gestione Rifiuti.
"Impugniamo di fronte al TAR gli atti verso la realizzazione dell’inceneritore di Roma di fronte all’intenzione di stravolgere le impostazioni del Piano Regionale dei Rifiuti, puntando su inverosimili effetti “salvifici” di un costoso impianto, che finirebbe invece per paralizzare il miglioramento della raccolta differenziata, in palese violazione con gli obiettivi ambientali fissati a livello europeo. [...] Contrastiamo quindi, anche sul piano giudiziario, l’idea di dar vita a questo impianto inutile e dannoso mentre continueremo, con tutte le nostre forze, a stimolare le istituzioni, a ogni livello, nell’adottare misure che portino a una vera economia circolare fatta di riduzione dei rifiuti, raccolta porta a porta, differenziata, incentivi al riuso e applicazione delle più moderne tecnologie per la gestione del residuo indifferenziato. Roma può e deve diventare un modello virtuoso e per questo obiettivo continueremo a batterci al fianco di cittadini, sindacati, comitati e associazioni".
Spesso l'istinto naturale ci porta a temere l'ignoto. Ma "l'unica cosa che dobbiamo temere è la paura stessa" diceva Franklin D. Roosevelt, 32esimo presidente degli Stati Uniti d'America. Iniziamo quindi un viaggio alla scoperta del funzionamento e delle potenzialità dei termovalorizzatori, dando un'occhiata all'impianto del Gerbido, a soli 10,9 km dal centro di Torino.
Come funziona un termovalorizzatore?
C'è differenza tra un inceneritore e un termovalorizzatore? Assolutamente sì! Mentre gli inceneritori bruciano solo i rifiuti, i termovalorizzatori sono in grado di produrre energia elettrica e termica attraverso la combustione. Sono senza dubbio strutture più costose, ma molto meno inquinanti: i fumi prodotti, prima di essere immessi nell'atmosfera, vengono depurati, attraverso modernissimi sistemi di filtraggio.
Il processo di trasformazione dei rifiuti in energia elettrica e termica prevede diverse fasi, divise così:
- trasporto e consegna rifiuti indifferenziati all'impianto;
- combustione degli scarti;
- generazione del vapore;
- trasformazione in elettricità e calore;
- filtraggio fumi;
- gestione rifiuti finali (ceneri leggere e pesanti).
La filiera può essere riassunta attraverso questa infografica.
Quali rifiuti finiscono in un termovalorizzatore? La fonte di energia in questo caso è costituita dai rifiuti "indifferenziati", quelli che non è possibile riciclare in alcun modo. Normalmente questi scarti finiscono nelle discariche. I termovalorizzatori rappresentano delle valide alternative, molto più sostenibili.
Cosa succede esattamente ai fumi e ai rifiuti finali di un termovalorizzatore?
Per la particolarità del procedimento, potrebbe essere interessante per te approfondire come vengono effettivamente depurati i fumi, ricavati dalla combustione. Questo elemento di scarto inquinante viene sottoposto a quattro trattamenti:
- elettrofiltro. Grazie alla creazione di un campo elettrostatico, vengono trattenute quasi tutte le particelle solide (altrimenti dette ceneri leggere). In un secondo momento, queste ultime vengono stoccate in appositi silos e trasportate in impianti autorizzati al loro trattamento;
- reattore a secco. I fumi arrivano in questo particolare reattore, dove avvengono delle reazioni chimiche tra i componenti rimasti (diossine, furani, gas acidi e metalli pesanti), il bicarbonato di sodio e il carbone attivo (entrambi aggiunti successivamente per far scaturire le trasformazioni);
- filtro a maniche. Questo marchingegno cattura i materiali di scarto delle reazioni avvenute nel reattore a secco. I prodotti vengono poi stoccati in silos appositi e inviati ad aziende esperte;
- reattore catalitico. Questa è l'ultima fase della filiera di filtraggio. L'ammoniaca all'interno di questo reattore aiuta ad abbassare i livelli di ossido di azoto: la molecola viene scomposta in azoto e vapore acqueo, sostanze naturalmente presenti nell'atmosfera e quindi a zero impatto ambientale.
Una volta "ripuliti" dalla maggior parte delle sostanze inquinanti, questi fumi vengono rilasciati in atmosfera con valori ben al di sotto rispetto a quelli fissati dalle norme di legge.
I rifiuti solidi, invece, si dividono in:
- scorie o ceneri pesanti, che rappresentano la parte maggioritaria degli scarti prodotti dal processo di combustione (200-300 kg per ogni tonnellata di rifiuti). Sono costituiti da materiale ferroso e non, e non sono considerati "pericolosi" per la salute umana. Generalmente, dopo essere stati trattati presso degli impianti specializzati, vengono impiegati in campo edilizio (ad esempio nella produzione di cemento);
- ceneri leggere o volanti. Provengono principalmente dai trattamenti di depurazione dei fumi e costituiscono solo il 2% in peso dell'immondizia iniziale (dai 30 ai 60 kg per tonnellata di rifiuto). Queste particelle sono molto pericolose per la salute umana e per l'ambiente, specie i metalli pesanti che quindi devono essere accuratamente stoccati e poi trattati o smaltiti.
Inquinamento e termovalorizzatori: dati alla mano
La domanda sorgerà a questo punto spontanea: se produce fumi e rifiuti, anche il termovalorizzatore inquina? La risposta potrebbe arrivare da uno studio dell'ISPRA (Istituto Superiore per la protezione e la ricerca ambientale) sul particolato dei termovalorizzatori, che analizza dati e ricerche raccolti fino al 2020.
Nell'abstract si legge:
"Come tutti i processi di combustione, il trattamento termico dei rifiuti comporta però l’emissione di sostanze inquinanti nell’ambiente; gli studi relativi all’argomento presentano i termovalorizzatori come sorgenti di gas acidi, diossine, composti organici, metalli pesanti e particolato".
La risposta alla nostra domanda quindi è sì. Ma in che quantità? Risponde per noi sempre l'ISPRA:
"Dalle informazioni che è stato possibile raccogliere, si è portati a credere che gli impianti per il trattamento termico dei rifiuti, grazie all’azione combinata di diverse tecnologie per la depolverazione dei fumi, emettano una quantità di particolato inferiore al limite stabilito dalla normativa vigente".
In un altro rapporto ISPRA sulle emissioni in aria (Informative inventory report – Italy 2021) viene sottolineato che:
"Nel trentennio 1990-2020, a fronte di un incremento del quantitativo di rifiuti inceneriti, che è passato da circa 1,8 milioni di tonnellate del 1990 a circa 6 milioni del 2021, si è avuto un forte calo del totale delle emissioni del settore incenerimento".
Come ha spiegato Francesco Di Maria, professore di Ingegneria dell’Università degli studi di Perugia, alla rivista online Economia Circolare, di fronte a emissioni totali invariate e un considerevole aumento di rifiuti, ci sarebbe stato "un forte calo delle emissioni per la singola tonnellata incenerita". Inoltre pare che alcune tossine come diossine o metalli pesanti "sono di fatto sparite". Questo è stato senz'altro possibile grazie agli enormi sviluppi tecnologici di questi anni.
Macchine e discariche: "Sono peggio dei termovalorizzatori"
"I numeri e gli studi certificano che l’inquinamento dovuto alle automobili impatta maggiormente sul territorio rispetto a un inceneritore. Solo che è più facile scatenare una polemica contro un termovalorizzatore rispetto che chiedere alle persone di scegliere mezzi di trasporto meno inquinanti"
Il Parlamento europeo nella pagina dedicata alle "Emissioni di CO2 delle auto: i numeri e i dati" specifica che il 30% delle emissioni totali di CO2 in Europa dipende dal settore dei trasporti, "di cui il 72% viene dal solo trasporto stradale".Le automobili sono tra i mezzi più inquinanti "considerato che generano il 60,7% del totale delle emissioni di CO2".
Dello stesso parere sembra essere Antoine Arel, Direttore e co-founder di Selectra Italia:
"Io vengo da una città francese (Grenoble, ndr) molto verde e ambientalista, eppure il termovalorizzatore lì c’è sempre stato e non viene messo in discussione. Ne avevamo uno risalente agli anni '60-'70, negli anni ’90 ne hanno costruito uno nuovo che ha sostituito il precedente e adesso siamo arrivati alla terza generazione. Da quando vivo a Roma sento parlare di discariche ormai sature che vanno chiuse, di costi per spostare i rifiuti fuori dalla regione elevati e di un termovalorizzatore che deve essere costruito ormai da anni. Il problema dei rifiuti si può sentire e toccare, facendo una passeggiata per strada. La paura degli italiani potrebbe derivare dalla poca conoscenza: chi si oppone fermamente al termovalorizzatore non lo ha probabilmente mai visto. Rispetto agli altri mille mali a cui siamo abituati, come l’inquinamento per le automobili, il termovalorizzatore mi sembra quello minore. Ognuno è libero di criticare questa soluzione, così come credere in un mondo ideale in cui riduciamo la produzione di rifiuti e riusciamo a fare il 100% della raccolta differenziata. Ma intanto che questa idea si realizzi, il termovalorizzatore mi pare una buona alternativa".
Inquinano più le discariche o i termovalorizzatori? Ci sono diversi studi che attribuiscono la vittoria di questa disputa alle discariche: i rifiuti a contatto con l'aria rilasciano nell'atmosfera metano e altri gas serra che contribuiscono a innalzare i livelli di CO2. A dirlo è la Società italiana di igiene, medicina preventiva e sanità pubblica (Siti) sulla base degli studi condotti all'interno del progetto Moniter, realizzato dalla Regione Emilia Romagna con l'apporto di scienziati internazionali. Inoltre, il trasporto su camion dei rifiuti (anche all'estero) ha un impatto notevole sull'ambiente e sulle tasche dei cittadini.
I termovalorizzatori ti fanno ancora paura? C'è un altro dato importante da considerare: in Europa il 75% dell'emissioni di gas effetto serra deriva dall'utilizzo e dalla produzione di energia. Questo perché l'elettricità viene ricavata ancora principalmente da combustibili tradizionali. Rafforzando però la produzione da fonti alternative (rinnovabili o rifiuti), questo dato potrebbe scendere visibilmente.
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Quanta energia elettrica viene prodotta in Italia grazie ai termovalorizzatori?
Il termovalorizzatore è collegato come qualsiasi altro impianto di produzione alla rete elettrica nazionale e a quelle del teleriscaldamento. Elettricità e calore arrivano così nelle nostre case, dando un valore aggiunto a quei rifiuti, che altrimenti finirebbero nelle discariche creando altro inquinamento ambientale.
In un rapporto ISPRA del 2021 dal nome "Indicatori di efficienza e decarbonizzazione del sistema energetico nazionale e del settore elettrico", leggiamo che nel 2019 la produzione elettrica lorda da altri combustibili (bioenergie e rifiuti) è stata di 22,1 TWh, su un totale di 195,1 TWh. Solo quella da gas naturale è stata invece di 141,5 TWh. Quindi è possibile dedurre che i rifiuti contribuiscano ancora poco alla produzione complessiva di energia nel nostro Paese.
"Sicuramente è impensabile pensare di produrre energia solo ed esclusivamente dai rifiuti, ma comunque è utile. Quando ogni metro cubo di gas ci costa caro, ha un importante impatto sull’ambiente e ripercussioni geopolitiche non banali, ogni kWh alternativo alle fonti fossili deve essere utile.
Termovalorizzatore di Torino: eccellenza italiana
L'impianto piemontese è proprietà di TRM S.p.a., società a capitale misto:
- l'80% delle azioni fanno capo al gruppo Iren Ambiente S.p.a.;
- il 16,5% sono detenute dal Comune di Torino;
- il 3,5% dai Comuni e consorzi della città metropolitana di Torino.
È stato inaugurato nel 2014 e rappresenta uno degli inceneritori più grandi in Italia, capace di smaltire fino a 421.000 tonnellate di rifiuti all’anno, grazie alle tre linee di combustione e depurazione fumi. L'impianto può operare in due modalità:
- ⚡assetto solo elettrico con cui produce energia per soddisfare il fabbisogno di 175mila famiglie;
- ⚡🔥assetto cogenerativo con cui fornisce elettricità a 160mila famiglie ed energia termica in 17mila abitazioni.
In totale quindi è possibile risparmiare ben 70mila tonnellate di combustibile tradizionale all'anno.
"Quando ho visitato l'impianto lo scorso gennaio, grazie al nostro partner Iren, alcune cose mi hanno colpito particolarmente. Mi è sembrata fin da subito una struttura moderna, ben integrata con l’ambiente circostante e pulita: in cielo non c’erano nuvole di fumo e non si respirava nessun odore strano, sia all’esterno sia all’interno dell’impianto. Ci hanno spiegato che tutta la struttura è in depressione. Quindi non c’è aria che fuoriesce dalle condutture: dalle fornaci viene prelevata e direttamente immessa nei sistemi di filtraggio. Non c’era neanche un rumore fastidioso. Ma la cosa che mi ha sorpreso maggiormente erano le dimensioni: la piscina con i rifiuti è gigantesca, le gru possono prendere in una sola volta ben 8 tonnellate di rifiuti. L’impianto di filtraggio occupa ancora più spazio: circa 2/3 del totale".
Immagina: questo colosso si trova al centro di una pianura in una zona industriale, ma a pochissima distanza dai comuni di Beinasco, Grugliasco, Orbassano, Rivalta di Torino e Rivoli, e a soli 10,9 km da Torino.
Per questo motivo, è molto importante controllare periodicamente la qualità dell'aria e monitorare la salute dei cittadini che vivono nei dintorni.
Com'è la qualità dell'aria nel torinese?
Prima che i fumi vengano rilasciati nell'atmosfera, vengono analizzati dai sistemi di monitoraggio che misurano i livelli delle sostanze residue, controllando che rispettino le norme di legge. L'ARPA Piemonte, a posteriori, analizza la qualità dell'aria da remoto e mensilmente pubblica un report.
Sei curioso di conoscere com'è un report dell'ARPA? Scopri il report ARPA Piemonte del mese di febbraio 2023, per capire quali valori vengono presi in considerazione. Vengono calcolate la media giornaliera, mensile e semioraria per ogni linea di depurazione, mettendo in evidenza i valori minimi e massimi raggiunti, i limiti e quante volte sono stati superati.
"Le misurazioni e i campionamenti delle emissioni vengono effettuati in una sezione adeguata del camino di espulsione, quindi non sono possibili interferenze da altre fonti".
Programma SPoTT: monitoraggio sulla salute dei cittadini
Oltre alla qualità dell'aria, è importante verificare che la vicinanza del termovalorizzatore non abbia alcuna conseguenza sulla salute delle persone che abitano le zone limitrofe nel breve, medio e lungo termine. Proprio per questo è nato il programma SPoTT-Sorveglianza sulla salute della Popolazione nei pressi del Termovalorizzatore di Torino. I ricercatori confrontano periodicamente i cittadini che vivono nei pressi del TRM con quelli che abitano fuori dalla zona di ricaduta delle emissioni, per valutare il loro stato di salute generale e la presenza di fattori di rischio aumentati per le patologie cardiovascolari, endocrine o renali. Dal report è finora stato possibile notare che non ci sono sostanziali differenze tra i due gruppi:
- nel periodo compreso dal 2013 al 2019, il numero di accessi al pronto soccorso è aumentato in entrambi i casi. Questo implica che la causa non è probabilmente imputabile al termovalorizzatore;
- le analisi del sangue e delle urine hanno rilevato valori simili di metalli, diossine e PCB.
L’ 87,4% delle persone coinvolte ha dichiarato inoltre di essere in buona salute.
I monitoraggi continueranno e verranno prese in considerazione anche nuove malattie (come quelle oncologiche che necessitano di più anni di osservazione).