Gazprom vuole il ritorno del gas russo in Europa
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Pubblicato da Carmela Maggio e Revisionato da Marina Lanzone il 07/02/2023 || ⏳ tempo di lettura 2 min.
Claudio Descalzi, amministratore delegato di Eni, ha previsto l’azzeramento delle importazioni di gas russo tra l'inverno del 2024 e quello del 2025. Ma allo stesso tempo, Gazprom vuole riaprirsi la strada in Europa, anche se è stata da poco "bloccata" per dare spazio ad altre fonti di importazione internazionali o alla produzione di fonti rinnovabili.
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Infatti, la Russia punta a far crescere più velocemente la sua produzione di Gnl (gas naturale liquefatto). Già nei primi nove mesi del 2022 siamo stati spinti da un maggiore bisogno di acquisto di gas dalla Russia: è stato calcolato un aumento del 46%, corrispondente a 16,5 miliardi di metri cubi di gas tra gennaio e settembre in confronto agli 11,3 miliardi degli stessi mesi del 2021. Il massimo storico di 98 Bcm è stato raggiunto lo scorso 20 settembre (+66%), come evidenziato da IlSole24Ore. Secondo i dati della Commissione europea riportati da energy.ec.europa.eu:
Dalla fine del 2021, le importazioni mensili lorde di GNL nell'UE sono notevolmente aumentate a causa della situazione eccezionale del mercato del gas e della necessità di ricaricare gli stoccaggi di gas. Dall'inizio del 2022, l'UE ha importato 98 miliardi di metri cubi di GNL. Si tratta di 39 miliardi di metri cubi in più rispetto allo stesso punto del 2021. Tra gennaio e settembre 2022, l'UE ha importato più che nell'intero anno record di tutti i tempi (2019).
Ma non solo, Putin vorrebbe sfruttare altri gasdotti per importare in Europa, trovando percorsi diversi, mascherando la vera origine delle forniture con probabili "tattiche".
Al centro del piano di Putin ci sarebbe il coinvolgimento delle strutture della Turchia, insieme ai gasdotti dell'Asia centrale, risalenti all’epoca sovietica. Il cavallo di battaglia di Mosca potrebbe essere il Tap (gasdotto Trans-Adriatico). Servirsi di quest’ultimo significa coinvolgere anche il flusso di gas che va dalla frontiera greco-turca, percorrendo l’Albania, fino ad arrivare in Italia, precisamente nella provincia di Lecce, in Salento, sulla costa adriatica della Puglia.
Cos’è Gazprom? Curiosità! Gazprom è una multinazionale di origine russa nel settore energetico e nel campo dell’estrazione e vendita di gas. È il più grande produttore di gas in Russia e nel 2021 ha raggiunto un fatturato di 137,71 miliardi di dollari. Le riserve di gas di Gazprom sono il 70% di tutte quelle russe e il 16% di quelle mondiali. L’azienda ha 176.800 km di gasdotti. Secondo ilfoglio.it, nel 2021 ha venduto in Europa 177 miliardi di metri cubi, poco meno dell’obiettivo stabilito, pari a 183 miliardi.
Perché Gazprom vuole tornare nel mercato europeo?
Il mercato europeo è importante per il gruppo energetico russo Gazprom. Si è servita finora dei contratti a lungo termine con i paesi europei (tra cui Italia e Germania), che le hanno fornito un passaggio diretto con i consumatori. Questi accordi presumevano una certa "reciprocità", secondo cui Italia e Germania non avrebbero dovuto solo importare gas, ma anche esportarlo.
Precisamente l'accordo tra l'azienda italiana Eni e la Russia è stato stretto nel 2006 e prevedeva la realizzazione di progetti internazionali comuni. All'epoca fu allungata la durata dei contratti di fornitura di gas per Eni: la data di scadenza era il 2035. D'altro canto, i russi posero una condizione: entrare nel mercato interno italiano. Come riporta il Foglio in un articolo del marzo 2022, però, questo accordo ha avuto breve durata:
Il prezzo (delle tariffe russe, ndr) era fisso, pochi anni dopo crollò sui mercati internazionali e nel 2013 il governo Letta dovette ritrattare le condizioni. Lo scambio si è rivelato comunque ineguale per le aziende italiane (comprese Eni ed Enel) e per il paese, se è vero che noi esportiamo in Russia sette miliardi di euro l’anno e ne paghiamo dodici, soprattutto per il gas.
Dopo l’accordo sul Price cap, qualcosa è cambiato: la Russia sta importando sempre meno gas in Europa.
Ecco quanto scritto su euronews.com:
L'Europa è un mercato chiave per Gazprom, le vendite supportano il bilancio del governo russo. L'Europa, dal canto suo, ha bisogno di gas perché sta sostituendo centrali a carbone e nucleari dismesse prima che le fonti di energia rinnovabile, come l'eolico e il solare, siano pronte.
A questo, si aggiunge l’ossessione della Russia per l'utilizzo del gasdotto Nord Stream 2 (ancora non inaugurato, bloccato dalla Germania, ossia dal cancelliere tedesco Olaf Scholz, spinto in primis dagli Stati Uniti, quando la Russia ha iniziato a invadere l'Ucraina. Inoltre lo scorso 27 settembre è stato al centro di un'operazione di sabotaggio che ha coinvolto anche il Nord Stream 1, e ha portato a cospicue perdite di gas). Il Nord Stream 2 è stato costruito per trasportare il gas dalla Russia in Europa, mediante il Mar Baltico: struttura utile come alternativa al gasdotto ucraino che ha bisogno di lavori per essere rinnovato e che permetterebbe alla Russia di risparmiare sulle tasse (le tasse di transito dell’attuale gasdotto ucraino sono maggiori).
European Council On Foreign Relations ha precisato che nell’anno 2008, Naftogaz (il gruppo di gas nazionale ucraino) ha tentato di mettere una tassa di transito per il gas russo di 9 dollari per tcm/100km.
Sempre in merito alle tasse di transito secondo Italiaoggi.it si tratta di:
Un onere previsto da un "accordo di transito" stipulato nel 2019 e valido fino al 2024, in base al quale Gazprom si è impegnata a pagare a Naftogaz un pedaggio in proporzione ai metri di cubi di gas russo inviati in Europa attraverso l'Ucraina: in totale, 7 miliardi di dollari per il transito di circa 40 miliardi di metri cubi di gas l'anno.
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