Italia Decarbonizzata entro il 2035: un nuovo studio traccia la via
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Pubblicato da Francesco Ursino e revisionato da Marina Lanzone il 14 giugno 2023 || ⏳ tempo di lettura 7 min.
Per rispettare gli impegni presi al G7 di maggio 2022, l’Italia dovrebbe poter contare su un settore elettrico in buona parte decarbonizzato entro il 2035. È un obiettivo veramente possibile? Secondo un nuovo studio di ECCO e Artelys sì: per spiegare meglio il tutto ci siamo affidati alle parole di un esperto.
L’orizzonte è il 2035: questo è l'arco temporale che i paesi del G7 hanno identificato a maggio 2022 per la decarbonizzazione del settore energetico. Tra gli Stati coinvolti c'è anche l'Italia, che dovrà affrontare sfide di non poco conto per cercare di raggiungere questo ambizioso obiettivo.
La buona notizia è che, secondo uno studio recente, la produzione di elettricità in Italia potrebbe realmente avvenire al 100% da fonti rinnovabili entro il 2035. Lo specifica uno contributo realizzato dal think tank ECCO e Artelys e commissionato da Greenpeace Italia, Legambiente e WWF Italia.
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La decarbonizzazione dell’Italia è possibile, secondo ECCO e Artelys
Lo studio di cui stiamo parlando si chiama “Development of a transition pathway towards a close to net-zero electricity sector in Italy by 2035”, traducibile in “Sviluppo di un percorso di transizione verso un settore energetico a impatto zero in Italia entro il 2035”. Al suo interno si trovano ipotesi e risultati di simulazioni compiute relativamente al nostro paese. L’obiettivo era quello di valutare il percorso economico capace di centrare due obiettivi ben precisi:
- sicurezza energetica, con una fornitura stabile e che consenta di affrontare la domanda nei diversi periodi dell'anno;
- sicurezza ambientale, in relazione agli obiettivi di decarbonizzazione posti dal G7 del maggio 2022.
Per raggiungere quello che è stato definito un “settore energetico totalmente o prevalentemente decarbonizzato entro il 2035”, però, l’Italia deve andare incontro ad alcuni cambiamenti strutturali. Abbiamo cercato di raccogliere le iniziative più importanti in questa tabella:
Problematica | Iniziative |
---|---|
Incremento della produzione | L'obiettivo dovrebbe essere quello di arrivare a una produzione da rinnovabili di oltre 90 GW rispetto alla capacità installata nel 2021. |
Aumento degli impianti | Sarebbe necessario raggiungere livelli di installazione annua di capacità rinnovabile otto volte superiore rispetto al contesto attuale. In questo modo, si potrebbe arrivare a 160 GW di capacità installata nel 2030, per arrivare a 250 GW nel 2035, per una produzione complessiva di 450 TWh (350 TWh nel 2030). |
Maggiore flessibilità | Un settore più flessibile è maggiormente in grado di far fronte alla domanda giornaliera, settimanale e stagionale di energia. Per centrare questo obiettivo sarà necessario impiegare un mix di tecnologie comprendente anche sistemi ad accumulo ed elettrolizzatori. |
Abbandono dei combustibili fossili | Nel 2035, l'utilizzo di combustibili fossili dovrà risultare praticamente nullo (l'obiettivo è scendere a 54 TWh nel 2030). Dovrà esserci spazio anche per la conversione degli impianti di generazione termoelettrica in sistemi a idrogeno e biogas. |
Fonte: Development of a transition pathway towards a close to net-zero electricity sector in Italy by 2035
Lo scenario di riferimento: investimenti, iniziative, obiettivi
Il maggiore uso delle fonti rinnovabili e un approccio alla produzione di energia maggiormente flessibile costituiscono due dei pilastri che dovrebbero portare alla decarbonizzazione dell'Italia entro il 2035. Lo scenario all'interno del quale dovrà svolgersi questo processo, secondo ECCO e Artelys, presenta caratteristiche e requisiti ben precisi.
In particolare, lo studio specifica che la rivoluzione green In Italia non dovrebbe prevedere il ricorso alla tecnologia CSS (Carbon Capture and Storage), eccessivamente costosa e troppo legata alla filiera di petrolio e gas. Inoltre, l'idea di fondo sarebbe quella di imporre dei limiti alla quantità di energia importata dall'estero, così da poter contare su un approvvigionamento più stabile e migliorare la sicurezza energetica. La lezione impartita dalla crisi del gas russo durante la guerra in Ucraina, in particolare, dovrebbe aver fatto capire che l'eccessiva dipendenza da fonti estere può rappresentare un pericolo per la sicurezza energetica ed economica di interi Stati.
Cosa si intende per CSS? CSS, ovvero Carbon Capture and Storage, identifica un mix di tecnologie finalizzato alla cattura ("capture") delle emissioni di CO2 provenienti da processi industriali, ad esempio quelle scaturite dalla produzione di acciaio o dall'impiego di combustibili fossili. Dopo la cattura avviene il trasporto e il successivo stoccaggio ("storage") in falde acquifere o giacimenti di petrolio esauriti.
In secondo luogo, gli obiettivi elencati nello studio presuppongono almeno altri tre elementi fondamentali:
- maggiori investimenti nella realizzazione di batterie, su livelli non inferiori alle stime realizzate dai gestori di rete europei;
- limitazione della produzione elettrica da biomasse;
- produzione di idrogeno verde adeguata a sostenere il comparto industriale.
Le condizioni economiche della sostenibilità
Dopo aver delineato il “cosa”, lo studio ECCO e Artelys si sofferma sul “come”. In altre parole, l'individuazione degli obiettivi per la decarbonizzazione dell'Italia entro il 2035 viene accompagnata dall'indicazione di alcune politiche necessarie a limitare i costi di questa imponente transizione energetica.
Tra i tanti interventi suggeriti, si segnala l’invito a facilitare la diffusione dei contratti di lungo termine di commercializzazione dell’energia di nuovi impianti rinnovabili; questo dovrebbe favorire una maggiore stabilità del sistema. L’altra parola d’ordine è flessibilità. Grazie a prezzi dinamici e all’eliminazione di sussidi alle energie fossili sarà possibile rispondere meglio alla domanda di consumatori industriali, commerciali e domestici.
Gli interventi dovranno essere coerenti e organici: da una parte sarà necessaria l'eliminazione di investimenti incompatibili con la decarbonizzazione (ad esempio sui combustibili fossili). Dall’altra, è auspicabile un aggiornamento del sistema di incentivi ai gestori di rete per premiare la flessibilità e mantenere sempre alta l’attenzione dei distributori.
Parola all’esperto: cosa serve all’Italia per diventare davvero green?
Abbiamo intervistato Michele Governatori, Responsabile del Programma elettricità e gas di ECCO, il think tank italiano per il clima protagonista dello studio citato in questo articolo.
Per prima cosa, nello studio si auspica un netto cambio di passo rispetto agli attuali livelli di installazione annua di capacità rinnovabile (circa otto volte di più). Finora, cosa ha ostacolato lo sviluppo dell'energia green in Italia?
"Anzitutto la lentezza delle autorizzazioni. Nel nostro documento sulle politiche necessarie non ci sono soluzioni magiche a questo, ma alcune proposte che passano per una maggiore integrazione tra processo autorizzativo e PNIEC, diversa responsabilizzazione del ministero della Cultura, empowerment ma anche nuove forme di responsabilizzazione delle Regioni."
Accanto all’aumento della capacità, però, deve essere presente anche una maggiore flessibilità, sia sul fronte della tecnologia che della domanda (domande-response). È un tema molto ampio e vasto, che Governatori chiarisce meglio attraverso alcuni esempi:
"Immaginiamo che migliaia di edifici climatizzati con pompe di calore siano telecontrollati – attraverso un aggregatore di servizi – dal gestore (nazionale o locale) della rete elettrica. Bene: queste pompe di calore, modulando la potenza, possono modificare il carico in modo da assecondare la disponibilità di energia eolica e solare, evitando che pari potenza di bilanciamento venga approvvigionata da centrali a gas. Questo tipo di partecipazione della domanda alla sicurezza del sistema è acquisita in alcuni mercati elettrici ma non ancora nel nostro."
Flessibilità e spinta sulle rinnovabili non sono evidentemente compatibili con i combustibili fossili, di cui si auspica una rapida dismissione. Tutto questo, però, non metterà in pericolo la stabilità economica e la sicurezza energetica del paese? Governatori, a questo proposito, spiega:
"Per quanto riguarda la riduzione degli investimenti pubblici in asset fossili, la questione ci sembra quasi tautologica: ai consumi di gas in crollo (anche con prezzi normalizzati) è irresponsabile associare nuove infrastrutture che per ripagarsi dovrebbero funzionare a buon regime anche quando il gas dovrà avere un ruolo marginale per i nostri approvvigionamenti."
Grande importanza ha poi il tema dell’autonomia energetica. Nello studio ECCO, infatti, viene fissato un tetto ideale alla quantità di energia importata (circa il 10% del fabbisogno), così che l'intera opera di decarbonizzazione entro il 2035 non dipenda troppo dagli investimenti in altri paesi.
Per evitare la dipendenza, però, c’è bisogno di più impianti fotovoltaici ed eolici, non sempre così sostenibili dal punto di vista economico. La transizione, dunque, non costituirà forse un fardello purtroppo pesante da sostenere? Il giudizio di Governatori, su questo punto, è piuttosto netto:
"È più sostenibile costruire e far funzionare una centrale fossile – che richiede tra l’altro bonifiche a fine vita tipicamente affidate alla collettività – o impianti rinnovabili amovibili, per i quali tra l’altro è ormai matura la filiera del riciclo? A me sembra che spesso ci sia un po’ di benaltrismo: per non vedere dove vanno le tecnologie (e le necessità) ci inventiamo resistenze a volte poco fondate."
Non bisogna mai dimenticare, infine, che tutte le iniziative legate alla sostenibilità energetica hanno un impatto sostanziale sulla vita dei consumatori finali. Viene da chiedersi, allora, cosa possa fare un normale cittadino per contribuire agli obiettivi fissati per il 2035. La ricetta di Governatori è semplice:
"Un normale cittadino a mio avviso deve continuare a fare quello che già molti stanno facendo: cercare di contenere la bolletta consumando in modo intelligente, autoproducendo quel che può, convincendo i condomini a fare impianti in comunità. Ma anche proteggendosi dalla prossima crisi del gas chiedendo ai fornitori tariffe legate ai costi delle sole fonti rinnovabili, se serve accettando di diventare sponsor di quote di impianti e quindi destinatario di una parte della loro produzione. I clienti industriali e residenziali, lo vediamo dall’andamento dei consumi di gas, sono spesso più avanti dei policy maker nel vedere il futuro."
Esistono offerte luce e gas ecosostenibili?
È interessante considerare come ECCO inviti i cittadini a “chiedere ai fornitori tariffe legate ai costi delle sole fonti rinnovabili”. La maggiore domanda di tariffe green, infatti, non può che spingere le compagnie a maggiori investimenti sulle energie ecosostenibili. Uno dai primi passi per contribuire alla transizione energetica del nostro paese, quindi, sembra essere la scelta di soluzioni di fornitura realizzate da impianti di energia verde.
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