Il ritorno della Cina nella "guerra del gas" mondiale

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Cina richiesta gas

Pubblicato da Federica Scaramuzzi il 25 gennaio 2023  ||  ⏳ tempo di lettura 2 min.

Abbiamo battuto molte delle previsioni catastrofiche sentenziate nell’estate del 2022: abbiamo concluso l’anno con gli stoccaggi di gas per lo più pieni, ne abbiamo ancora molto in riserva per questo inverno e il 2023 non ci fa poi così tanta paura. Tuttavia è ancora molto presto per cantare vittoria: durante questo periodo si è sentita forte e chiara l’assenza di un player mondiale estremamente rilevante come la Cina che, barricata dietro Covid-policy serratissime, non ha potuto correre alla stessa velocità produttiva di tutti gli altri protagonisti globali. 

La Cina si riprende dal Covid e chiederà più gas

"Nel 2022, le importazioni cinesi di GNL (Gas Naturale Liquefatto, ndr) sono scese di 21 miliardi di mc. La previsione è che il tubo (metodo di trasporto del gas per le lunghe distanze, ndr) nel 2023 porterà, via Russia, 7 miliardi in più; ma ciò che succederà dei consumi in generale nel regime di dopo Covid ora instaurato è difficile da prevedere. Se riparte la domanda, sarà soprattutto di GNL, e non sarà una buona notizia né per i nostri prezzi né per i nostri approvvigionamenti", commenta Massimo Nicolazzi, professore di Economia delle Fonti Energetiche all’Università di Torino, in un suo contributo pubblicato sul portale d’informazione RiEnergia. Christiaan Tuntono, Senior Economist Asia Pacific di Allianz Global Investors afferma: "A nostro parere, una distensione più rapida del previsto della politica zero-Covid di Pechino e le politiche industriali favorevoli del governo, contribuiranno a innescare un rimbalzo dell’attività economica più forte di quanto atteso nel primo semestre del 2023. A fronte di una base statistica modesta nel 2022, nel 2023 la crescita potrebbe tornare a livelli in linea con il potenziale (4,5%-5%) o superiori".

Cosa succederà quindi da qui al prossimo inverno? Proviamo a fare un po’ di chiarezza consultando alcuni dati italiani ed europei. 

Quanto gas ci resta in Europa?

L’Europa deve ancora garantire il soddisfacimento del proprio fabbisogno energetico nell'inverno 2023-2024 e oltre. Ad oggi la dipendenza dal gas russo oscilla ancora oltre il 40% delle riserve europee per questo inverno. Per garantire la sicurezza energetica fino alla primavera del 2024, l'Europa dovrebbe attrarre il 30% del mercato globale del GNL. L’Europa dipende fortemente dalle importazioni di gas per soddisfare la sua domanda e le riserve di gas naturale del continente sono limitate rispetto ad altre regioni del mondo. La situazione attuale mostra che a metà gennaio, le scorte di gas in Europa sono piene al 78,5%, una percentuale più alta rispetto al solito per questo periodo dell'anno, che di solito si attesta intorno al 60%. Ciò è stato possibile grazie al clima mite, alla minore domanda di gas e all'incremento del ricorso al Gas Naturale Liquefatto. Gli Stati dell'Unione europea non hanno dovuto utilizzare le scorte di gas e nessuno ha interesse a vendere sui mercati, visto il rapido calo dei prezzi. Secondo l’ultimo aggiornamento, l’Italia possiede ancora il 77% di scorte di gas. Ma nel futuro?

La soluzione potrebbero arrivare dal vicino Mediterraneo.

Nuovi rigassificatori in Italia in futuro? 

Potremmo essere di fronte a una svolta: parliamo della possibilità di trasformare l'Italia in un hub europeo del Mediterraneo per il gas in cinque anni, utilizzando sette rigassificatori e cinque gasdotti dal Sud, tra Africa, Israele e Azerbaijan, tre dei quali già operativi e due in fase di costruzione. Questo consentirebbe di far transitare attraverso il nostro Paese fino a 50 miliardi di metri cubi di GNL e fino a 90 miliardi di metri cubi di gas naturale, a pieno regime. In totale, si stima che questo potrebbe portare a una disponibilità di circa 140 miliardi di metri cubi di gas, anche tenendo conto della produzione nazionale di 7 miliardi di metri cubi. Secondo questo piano, ci sarebbe abbastanza gas per soddisfare i consumi interni italiani (72 miliardi di metri cubi) e per vendere l'eccesso all'estero, anche in Germania, senza dover dipendere dalle importazioni dalla Norvegia e dalla Russia.  

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Il gas negli stoccaggi basterà per il 2023? 

Gli stoccaggi di gas sono solitamente utilizzati come meccanismo di stabilizzazione per garantire la sicurezza dell'approvvigionamento durante i periodi di domanda elevata o di interruzione dell'offerta: secondo quanto dichiarato da Snam, azienda italiana che si occupa di stoccaggio di gas, le attuali scorte di gas dovrebbero essere sufficienti per il 2023, anche grazie al risparmio della domanda di gas naturale, passando a combustibili alternativi. La nota ha inoltre evidenziato che il consumo di gas nel quarto trimestre 2022 è stato di circa 16,9 miliardi di metri cubi, rispetto ai 22,5 miliardi del corrispondente trimestre 2021.

Cosa stiamo facendo per il prossimo inverno?

Simone Demarchi, amministratore delegato di Axpo Italia, ha espresso preoccupazioni riguardo alla situazione energetica dell'UE per l'inverno 2023-2024. Sostiene che, se non ci sarà un inverno particolarmente rigido e se non ci saranno ulteriori problemi con gli approvvigionamenti da Algeria o Libia, dovremmo riuscire a farcela con il gas fino alla fine dell'inverno, ma che il vero problema sarà l'inverno successivo. Demarchi inoltre sottolinea che se non viene ripristinato il flusso di gas dalla Russia, tutta l'Europa si troverà a corto di gas in maniera molto più importante rispetto a questo inverno e non ci sarà abbastanza tempo per sostituirlo.

Nella peggiore delle ipotesi, se le scorte di gas dovessero diminuire tragicamente, che succederà?

In caso di interruzione delle forniture di gas dalla Russia, e mantenendo le attuali quantità costanti, si stima che ci saranno circa 31,6 miliardi di metri cubi di gas disponibili nei prossimi sei mesi. Questa quantità potrebbe aumentare a 35,6 miliardi se l'Algeria dovesse fornire i 4 miliardi di metri cubi previsti dagli accordi. Inoltre, ci sarebbero circa 2 miliardi di metri cubi di gas estratto in Italia, portando la quantità totale a circa 38 miliardi di metri cubi di gas. Tuttavia, è importante notare che questi sono solo calcoli basati sulle quantità attuali e non tiene conto dell'eventualità di eventuali variazioni o sfide impreviste.

Un calo drastico potrebbe portare le società e le industrie a subire interruzioni o limitazioni, causando una riduzione della produzione e possibili ripercussioni sull'economia. Inoltre, le famiglie e le imprese potrebbero essere colpite da ulteriori aumenti dei prezzi dell'energia e dalle difficoltà per riscaldare le loro case e attività. In questa situazione, i governi e le organizzazioni europee potrebbero dover adottare misure urgenti per gestire la crisi e garantire la sicurezza degli approvvigionamenti energetici.

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