Cos’è il Reddito Energetico e come funziona? Ecco i requisiti per averlo

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Reddito energetico.
La diffusione delle energie rinnovabili in Italia potrebbe passare anche dal reddito energetico.

Un’iniziativa che mira a diffondere l’utilizzo di energie rinnovabili in tutto il Paese: si tratta del reddito energetico, sempre più al centro dell’agenda politica nazionale e non solo. Scopriamone tutti i dettagli.

Il reddito energetico vede l’impiego di 200 milioni di euro per l’incentivazione dell’utilizzo di pannelli fotovoltaici, da installare prevalentemente sui tetti di abitazioni e condomini.

L’iniziativa è indirizzata soprattutto alle fasce di popolazione meno abbienti, identificate da soglie di reddito. In questo modo, si punta a favorire l’impiego di energie rinnovabili anche tra chi, altrimenti, avrebbe difficile accesso a queste tecnologie.

Vediamo subito di capirci di più, approfondendo come funziona il reddito energetico, a chi è destinato, e soprattutto in che modo le varie regioni si stanno muovendo per attuarlo.

Cos’è il reddito energetico?

In termini pratici, il reddito energetico si concretizza con la concessione di contributi regionali mirati ad acquisto e installazione di impianti di energia rinnovabile. Gli utenti interessati sono soprattutto quelli che non hanno la disponibilità economica per potersi permettere di comperare gli strumenti necessari.

I beneficiari del reddito hanno l’obbligo di sottoscrivere una convenzione con il GSE (Gestore Servizi Energetici), attivando il servizio di scambio sul posto dell’energia prodotta dagli impianti. Allo stesso tempo, gli utenti si impegnano a cedere alla regione gli eventuali crediti maturati verso il GSE, in ragione del servizio di scambio sul posto.

Cos’è lo scambio sul posto? Si tratta di un meccanismo di compensazione dell'energia prodotta e immessa in rete con quella prelevata e consumata in un momento diverso da quello della produzione. Scopri di più leggendo il nostro speciale: "Scambio sul posto: Cos'è e come si Calcola”.

Una tappa fondamentale nell’attuazione di questo sistema di incentivi risale al giugno 2020. In quell’occasione, l'allora sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Riccardo Fraccaro annunciò lo stanziamento di € 200 milioni dedicati proprio al reddito energetico. Un provvedimento che lo stesso sottosegretario non mancò di definire “una piccola, grande rivoluzione”.

Al momento, l’attuazione del reddito energetico segue soprattutto le dinamiche regionali delle aree che per prime hanno creduto in questa iniziativa. Per trovare un riferimento di carattere nazionale, è bene concentrarsi sulla delibera Cipe n.7 del 17 marzo 2020. È qui che si trova la definizione del fondo nazionale del reddito energetico, identificato come segue:

Il Fondo per le aree sottoutilizzate è denominato Fondo per lo sviluppo e la coesione — di seguito FSC — ed è finalizzato a dare unità programmatica e finanziaria all’insieme degli interventi aggiuntivi a finanziamento nazionale rivolti al riequilibrio economico e sociale tra le diverse aree del Paese.

Comitato interministeriale per la programmazione economica Delibera n.7 17 marzo 2020.

Il reddito energetico, quindi, ha una doppia valenza. Da una parte, punta a favorire la diffusione delle energie pulite e rinnovabili. Dall'altra, mira a diminuire la c.d. "povertà energetica", in special modo nelle aree del Mezzogiorno.

Come funziona il reddito energetico?

Secondo Fraccaro, il reddito energetico avrà un impatto notevole, andando a creare un circolo virtuoso che coinvolgerà politiche sociali, economiche e ambientali.

Come funzionerebbe, però, questo circolo? Un possibile esempio viene dall’iniziativa presa del comune di Porto Torres, in Sardegna. Si tratta del primo progetto di reddito energetico, avviato nel 2018. Lo schema creato è il seguente:

Il fondo rotativo del reddito energetico.
Lo schema del fondo rotativo del reddito energetico. (Il blog delle stelle)
  1. L’istituzione del fondo per l’acquisto per gli impianti fotovoltaici dà vita a un bando di gara;
  2. Gli utenti possono accedere agli impianti grazie alle agevolazioni previste dal fondo;
  3. L’energia prodotta viene scambiata con la rete, includendo anche il contributo al GSE tramite lo scambio sul posto;
  4. I ricavi ottenuti dallo scambio di energia possono essere reinvestiti per aumentare il fondo per il reddito energetico, in un ciclo ideale che si ripete andando a formare un c.d. fondo rotativo.

Non va dimenticato, poi, che la produzione di energia pulita porta al concetto di autoconsumo, dal quale scaturiscono risparmi in bolletta per tutti gli utenti interessati.

Autoconsumo e comunità energetiche: il punto Due nuove forme associative mirate a produzione, consumo e condivisione dell'energia da fonti rinnovabili. Scopri tutto sulla normativa per autoconsumo e comunità energetiche in Italia.

Reddito energetico ISEE: le soglie previste

Per accedere ai benefici previsti dal reddito energetico, è necessario rientrare in determinate soglie di reddito. Questo perché, come anticipato, il provvedimento mira soprattutto a coinvolgere le fasce della popolazione che altrimenti avrebbero difficoltà ad acquistare strumenti come pannelli fotovoltaici.

Il riferimento da prendere in considerazione, in questi casi, è il regolamento regionale, che evidentemente varia da territorio a territorio. Un possibile esempio è quello della Puglia. In questa regione, possono richiedere i contributi solo gli utenti che registrano un reddito ISEE non superiore a € 20.000.

Cos'è il reddito ISEE? La sigla ISEE va a identificare l'Indicatore della Situazione Economica Equivalente. Rappresenta lo strumento più utilizzato per determinare l'accesso a bonus o prestazioni agevolate, come ad esempio il reddito energetico. Viene ottenuto basandosi sui dati inclusi nella Dichiarazione Sostitutiva Unica (DSU). Ha validità fino al 31 dicembre dello stesso anno in cui è stata presentata la DSU.

Esempi pratici di applicazione in Italia

In Italia, l’introduzione del reddito energetico è stata recepita più velocemente da alcune regioni. Oltre alla Sardegna, già protagonista con un progetto concreto a Porto Torres, sono altre le aree che si sono dimostrate favorevoli all’iniziativa. Tra le altre, vanno segnalate la Lombardia, con Milano, ma soprattutto Puglia, Sicilia e Lazio.

Analizziamo i diversi casi, cercando di comprendere quali sono le strade seguite nei vari territori.

L’esperienza di Porto Torres

Il reddito energetico è stato implementato a Porto Torres, in Sardegna, già a partire dal 2018. Dopo l’emanazione dei regolamenti, nel 2019 è stato introdotto un fondo rotativo da € 8.000. Il progetto ha fatto registrare numeri incoraggianti, tra i quali:

  • 50 nuovi impianti fotovoltaici installati;
  • € 9.000 di risparmi totali;
  • 65 tonnellate di Co2 in meno.

Ed è proprio sulla scia del successo di questa esperienza che l’allora sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Riccardo Fraccaro, ha voluto dare impulso all’iniziativa a livello nazionale.

L’esempio della Puglia

26 Aprile 2021 è la data che segna definitivamente l’adozione del reddito energetico da parte della Puglia. Nello specifico, è stato approvato il regolamento regionale che va a definire il funzionamento dell’iniziativa. Particolare attenzione è stata data alla definizione delle varie categorie di soggetti coinvolti. Oltre alla soglia massima ISEE di € 20.000, verranno privilegiati:

  • Nuclei familiari numerosi in cui sono presenti soggetti affetti da invalidità o handicap;
  • Anziani;
  • Giovani coppie.

Ogni utente verrà identificato da un punteggio, in modo da costruire una graduatoria sulla base della quale verranno erogati i vari benefici. La capogruppo del Movimento 5 stelle Grazia di Bari, l’assessora al Welfare Rosa Barone e i consiglieri regionali Cristian Casili e Marco Galante sintetizzano così questo nuovo strumento normativo:

Una proposta innovativa voluta dal M5S che mette insieme una misura di contrasto alle povertà e strumenti incentivanti per lo sviluppo delle energie rinnovabili, rendendo i cittadini non solo fruitori, ma anche produttori di energia, con notevoli risparmi sui costi delle bollette e con la creazione di nuovi posti di lavoro.

Nel concreto, ogni utente avrà accesso a incentivi da € 6.000 a € 8.500. Questo secondo caso corrisponde all'acquisto di impianti fotovoltaici con sistema ad accumulo.

Il reddito energetico in Sicilia

In Sicilia, il reddito energetico è entrato a far parte dell’agenda politica nel 2019 grazie all’azione della deputata del M5S Angela Foti. Venivano evidenziati i vantaggi sociali ed economici dell’iniziativa, così come le ricadute positive sull’ambiente e su tutto il tessuto produttivo dell’isola:

Oltre a promuovere la coesione economico-sociale, non vanno dimenticati gli altri vantaggi, come la riduzione delle emissioni in atmosfera grazie all’incremento della produzione di energia rinnovabile e la promozione dello sviluppo economico delle imprese che operano nel settore.

La spinta a livello nazionale potrebbe costituire il tassello fondamentale per l’implementazione concreta dell’iniziativa anche in questa regione.

La posizione del Lazio

Il caso del Lazio è peculiare per alcune ragioni. La più importante riguarda il tipo di fonte energetica utilizzata. Nella maggioranza dei casi, infatti, il reddito energetico è stato associato all’energia solare, e quindi ai pannelli fotovoltaici.

In questa regione, invece, l’intenzione sembra essere quella di estendere i benefici anche ad altre fronti rinnovabili. Ad affermarlo nell’aprile 2021 è stata Roberta Lombardi, assessora alla Transizione Ecologica, che si è espressa in questi termini:

Inizialmente prevista solo per i pannelli fotovoltaici, la misura oggi viene invece estesa anche ad altre fonti energetiche rinnovabili ed ecosostenibili, quali gli impianti solari termo-fotovoltaici, microeolici o geotermici per piccole utilizzazioni locali.

Il punto sull’energia eolica Per scoprire tutto sull’energia prodotta dal vento, leggi il nostro speciale sull’eolico.

Nella proposta per il reddito energetico laziale, la regione dovrebbe prendersi carico di acquisto, installazione, connessione e assicurazione degli impianti. Oltre che dei servizi di asset management, compresa la manutenzione delle componenti tecniche. Gli impianti dovrebbero essere dotati di appositi sistemi di monitoraggio della produzione, consultabili anche da remoto.

Il futuro del reddito energetico

Sono diversi gli approcci al reddito energetico. L’esigenza di un riferimento centrale, pertanto, potrebbe essere necessaria, al fine di non ritrovarsi con una produzione normativa eccessivamente diversa da regione a regione.

Un possibile appiglio è dato dal Piano per il Sud 2030, presentato dal Governo nel febbraio 2020. In particolare, nel documento è possibile leggere quali sono i risultati attesi da questo provvedimento:

Favorire la diffusione delle energie rinnovabili, attraverso l’aumento della generazione distribuita e degli impianti di piccola taglia finalizzati all’autoconsumo, con conseguente riduzione delle emissioni relative alla produzione energetica delle utenze domestiche, riducendo allo stesso tempo la “povertà energetica” delle fasce di popolazione meno abbienti del Mezzogiorno attraverso il risparmio in bolletta.

Piano per il sud 2030. Capitolo 3, Una Sud per la svolta ecologica – Un “reddito energetico” per le famiglie.

Come strumento attuativo, viene indicato il Piano Operativo Imprese e Competitività FSC 2014-20, di competenza del Ministero dello Sviluppo Economico. Al momento, però, manca una indicazione concreta di quando il reddito energetico sarà operativo a livello nazionale. Non resta che attendere i prossimi mesi, concentrando comunque lo sguardo sulle varie iniziative regionali.

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Sono già usciti i requisiti validi per gli anni 2024-2025. Scoprili nel nostro articolo dedicato al nuovo reddito energetico.

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