Tetto Nazionale al prezzo dell'energia rinnovabile: la Manovra del Governo
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Pubblicato da Francesco Ursino il 24/11/2022
Mentre in Europa si discute ancora sul price cap per il gas, in Italia si introduce il nuovo tetto al prezzo dell’energia, ma solo per le rinnovabili. Vediamo di capire come funziona questo provvedimento del Governo Meloni, incluso nella manovra economica di fine novembre.
Sui tavoli di trattativa nazionali e internazionali se ne parla da mesi, e alla fine è arrivato. La manovra di bilancio del Governo Meloni introduce un tetto al prezzo dell’energia, ma solo su quelle rinnovabili. Scopriamo come funziona il provvedimento e poi vediamo di analizzarne tutte le peculiarità.
Cos'è | Come funziona | Chi riguarda |
---|---|---|
Un meccanismo che fissa il prezzo massimo dell'energia a 180 €/MWh fino a giugno 2023. |
Se il prezzo sui mercati supera la soglia fissata, lo Stato incassa la differenza. | Solo gli scambi riguardanti energie rinnovabili. |
Tetto nazionale al prezzo dell’energia solo sulle rinnovabili: come funziona?
La legge di bilancio da 35 miliardi di euro include una misura destinata a far discutere e voluta da Gilberto Pichetto Fratin, Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica. Si tratta di un vero e proprio price cap nazionale sull’energia elettrica, proposto con un meccanismo piuttosto intuitivo.
Per prima cosa, viene fissato un tetto massimo al costo dell’energia, ovvero 180 €/MWh, fino a giugno 2023. Se il costo sui mercati supera questa soglia, sarà lo Stato a incassare la differenza. Attualmente, il prezzo sui mercati oscilla tra i 120 e i 300 €/MWh. Questo provvedimento potrebbe portare quindi a una maggior stabilità, anche se c’è da considerare un particolare importante. Gli scambi coinvolti da questa dinamica sono esclusivamente quelli riguardanti le energie rinnovabili. Carbone e combustibili fossili, pertanto, restano fuori, e questo non può che scatenare polemiche.
Questo è l’ultimo dei tanti provvedimenti messi in campo dal Governo negli ultimi giorni. Va sottolineato che, ad esempio, la tassa sugli extraprofitti si concentra su tutte le società energetiche, non solo sulle rinnovabili. La misura, ora aggiornata, prevede un prelievo del 35% (prima era del 25%) sui profitti extra se l’energia prodotta da fonti rinnovabili viene venduta a un prezzo che supera i 60-70 €/MWh. Per scoprire tutti i provvedimenti dell’esecutivo Meloni, a questo proposito, ti rimandiamo ai nostri speciali:
Info utili | |
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Decreto Aiuti Quater | Legge di Bilancio 2023 |
Un provvedimento contro la speculazione, secondo il Governo
Piena soddisfazione viene espressa dal Governo, che identifica in questo provvedimento una misura in grado di far fronte alle speculazioni sui mercati. Come riportato da Il Tempo, il Ministro Pichetto Fratin svela infatti:
Il price cap non solo è fattibile ma è doveroso. Punta a evitare speculazioni che possono sorgere data la situazione internazionale e l’impennata dei prezzi dei carburanti ricavati da fonti fossili. La proposta l'ho presentata al Consiglio dei Ministri con l’obiettivo di mettere un tetto temporaneo, fino a giugno 2023, agli extra ricavi dei produttori di energia elettrica. Quando il prezzo supera i 180 euro, la differenza viene riconosciuta allo Stato.
In aggiunta, il Ministro ha sottolineato che le energie rinnovabili non registrano un onere eccessivo di costo per la produzione, e che in ogni caso il tetto fissato è molto alto. E a chi pone critiche sul fatto che solo le energie green sono coinvolte da questa misura, Pichetto Fratin ha ribadito che l’intero settore “non è da penalizzare”. L’obiettivo, però, è quello di evitare la speculazione che ricadrebbe sul costo della vita per famiglie e imprese.
Un provvedimento a favore dei più forti, secondo i critici
I fautori del price cap sulle rinnovabili in Italia si affrettano a sottolineare che in passato l’Unione Europea aveva ipotizzato un provvedimento simile. Ciò non basta a placare gli animi di chi è si è subito scagliato contro questa operazione. A partire da Angelo Bonelli, co-portavoce nazionale di Europa Verde e deputato di Alleanza Verdi e Sinistra. Dalle pagine de Il Fatto Quotidiano, il dirigente spiega:
La manovra di cui la maggioranza va tanto fiera continua a perpetuare il principio del governo debole coi forti e forte coi deboli.
Ma non basta, perché Bonelli va contro l’intera struttura della legge finanziaria varata dal Governo Meloni:
Una finanziaria iniqua sul piano sociale perché mette il price cap alle rinnovabili salvando invece le fonti fossili, che sono responsabili dell’aumento dei prezzi energetici oltre che dei disastri ambientali che stiamo vivendo.
Anche Legambiente si è fatta sentire attraverso le dichiarazioni di Katiuscia Eroe, responsabile Energia dell’ente, che spiega:
Nonostante il tetto massimo abbia un limite temporale e sia effettivamente alto, quindi non una cifra sconsiderata dal punto di vista tecnico, va osservato che questo limite si mette solamente alle rinnovabili e non alle fonti fossili, come gas e carbone. Questa è una prima stortura. Notoriamente, le speculazioni avvengono proprio nel settore delle fonti fossili, in modo particolare sul gas in questo momento.
La proposta europea per il Price Cap
Come visto, il tetto al prezzo dell’energia introdotto in Italia è un provvedimento che divide e fa discutere. Sul fronte europeo, invece, qual è la situazione? Niente di nuovo, verrebbe da dire.
Nei giorni scorsi, infatti, la Commissione europea ha presentato una sorta di ipotesi di price cap per affrontare la crisi energetica e l’aumento dei prezzi. Ma il tutto sembra rimanere su un piano relativamente teorico. Il prossimo Consiglio dei ministri Ue dell’Energia, pertanto, non dovrebbe portare novità su questo scenario. In ogni caso, il meccanismo del price cap, secondo quanto teorizzato finora, dovrebbe scattare in presenza di due condizioni:
- La quotazione del prezzo del gas alla borsa di Amsterdam (il TTF, ovvero Title Transfer Facility) deve superare i 275 €/MWh per almeno due settimane;
- La differenza di prezzo con il gas liquefatto (il GNL) deve essere superiore a 58 euro per almeno 10 giorni.
Secondo diverse fonti si tratta di condizioni praticamente impossibili, visto soprattutto il tetto così alto. Il gas, per fare un esempio, il 21 novembre scorso veniva scambiato a circa 116 €/MWh, meno della metà della soglia fissata. Anche ad agosto, momento di crisi più acuta, i due requisiti citati sarebbero stati raggiunti a malapena. Prima della guerra in Ucraina e Russia, per mettere il tutto nella giusta prospettiva, il livello medio era di 60 €/MWh.
Insomma, la sensazione è che fissando dei parametri così restrittivi, la misura non arrivi mai a essere impiegata veramente. Nuovi sviluppi arriveranno nelle prossime settimane: dopo il Consiglio dei ministri dell’Energia di fine novembre, che non dovrebbe portare a novità di rilievo, il prossimo incontro sarà poco prima di Natale, il 19 dicembre. Intanto, diversi Stati, tra cui l'Italia, hanno bocciato la proposta Ue.
Cosa ha provocato questa crisi energetica? Leggi il nostro speciale sulla crisi energetica per comprendere quali sono le ragioni che si celano dietro agli aumenti così marcati di luce e gas.
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