Giornata della Terra: salviamola con le Fonti Rinnovabili!

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giornata mondiale della terra e fonti rinnovabili
Il 22 aprile 2023 è la Giornata Mondiale della Terra. Sconfiggi i pregiudizi sulle rinnovabili e scopri come aiutare il Pianeta!

Pubblicato da Marina Lanzone il 21 aprile 2023  ||   tempo di lettura 5 min.

Il 22 aprile si festeggia in tutto il mondo la Giornata della Terra, un evento che serve per celebrare la sua bellezza e ricordare agli esseri umani che è loro dovere morale preservarla. Per farlo, già da tempo si è deciso di puntare sulle energie rinnovabili. Purtroppo il settore quest'anno non è cresciuto quanto si sperava. Abbiamo cercato di capirne i motivi con un esperto. 

"Saggio è colui che si contenta dello spettacolo del mondo".

Fernando Pessoa

Quotidianamente la natura ci regala paesaggi vari e colorati e spettacoli mozzafiato. Nessuna opera d'arte, tecnologia o trucco di magia riuscirebbero a competere. Eppure l'uomo sembra non rendersi conto dell'immenso valore della natura: bello quanto fragile, il pianeta è sempre più vessato dal cambiamento climatico, che ne sta modificando l'aspetto, influenzando anche la vita delle specie animali e vegetali che lo abitano. È per questo che nascono iniziative come la Giornata Mondiale della Terra, celebrata il 22 aprile 2023, per ricordare a noi tutti quanto sia importante proteggerla, perché come diceva un vecchio aforisma nativo americano: "Noi non ereditiamo la Terra dai nostri antenati, la prendiamo in prestito dai nostri figli". 

Chi è il colpevole del cambiamento climatico?

Il principale responsabile di tutto ciò è l'inquinamento. In Europa il 75% dell'emissioni di CO2 deriva dall'utilizzo e dalla produzione di energia (in tutte le sue forme) da fonti fossili. Il 25-30% di gas serra proviene solo dal settore elettrico. Per raggiungere gli obiettivi e portare le emissioni a zero, è necessario ridurre fino a sostituire del tutto i combustibili fossili, in cambio delle fonti rinnovabili

Lo scorso anno, però, nel nostro Paese la produzione da queste fonti è calata del 13% rispetto al 2021, finendo addirittura sotto la soglia dei 100 TWh. Perché questo è accaduto? 

Da un lato la paura di rimanere senza approvvigionamenti, dall'altro la poca fiducia in queste fonti hanno probabilmente contribuito al raggiungimento di questo spiacevole risultato. Esistono infatti una serie di falsi miti sulle rinnovabili che ne impediscono lo sviluppo in Italia. Per questo è nata la piattaforma Falsi Miti sulle Rinnovabili, grazie al contributo del gruppo di ricerca Italy for Climate. Ne abbiamo parlato con Andrea Barbabella, Coordinatore dell’area Clima ed Energia della Fondazione per lo sviluppo sostenibile

Con questo esperto di energie rinnovabili abbiamo voluto approfondire in particolar modo due falsi miti: 

  • le energie rinnovabili non sono sicure e possono lasciarci davvero al buio?
  • gli impianti rinnovabili possono rovinare il paesaggio? 

La risposta ovviamente è no! Scopriamo perché. 

Parola all'esperto: sfatiamo i falsi miti sulle Rinnovabili!

È possibile partire da una premessa: quali sono le fonti rinnovabili che abbiamo in Italia adesso?

Il quadro è piuttosto diverso da come lo immaginano la maggior parte delle persone: quando parliamo di elettricità da rinnovabili, ci riferiamo a un mix abbastanza equilibrato, formato da diverse fonti, per lo più programmabili, che corrisponde al 35-40% della nostra produzione di energia elettrica. La prima fonte in assoluto è l’idroelettrico, che ha guidato la storia dell’elettrificazione di questo Paese: per molti decenni nel secolo scorso è stata quasi l’unica fonte di energia. Con il boom economico degli anni ’60 e l’aumentare della domanda, abbiamo dovuto appoggiarci anche sui combustibili fossili. Abbiamo poi il biogas e una tradizione importante anche sul geotermoelettrico: siamo il secondo paese in Europa per produzione, anche grazie agli impianti toscani a Larderello. Queste sono le rinnovabili storiche e che sono per altro programmabili, a differenza dell’eolico e fotovoltaico di cui si parla tanto ora. Negli ultimi anni, queste due fonti insieme hanno raggiunto più o meno i livelli dell’idroelettrico. Il fotovoltaico e l’eolico producono e immettono energia in funzione di variabili che non puoi programmare. Ma questo non significa che siano totalmente imprevedibili.

Qual è precisamente la differenza tra non programmabile e imprevedibile?

Storicamente il sistema elettrico ha funzionato così: il giorno prima il gestore di rete pianifica un’ipotesi di domanda, ora per ora, e stabilisce quanta potenza gli servirà. In base a queste valutazioni, può dare autorizzazione agli impianti a partire. Questa cosa qui con le fonti rinnovabili non programmabili non è fattibile. Eolico e fotovoltaico dipendono da una variabile esterna che non programmiamo. Ma sono abbastanza prevedibili: perché abbiamo dei sistemi che ci permettono di sapere quanto sole e vento ci sarà nei giorni seguenti. Quindi anche il gestore di rete può sapere più o meno quanto quegli impianti renderanno. L’idroelettrico è programmabile, come i combustibili fossili. Pensiamo alle dighe che ci permettono di far fluire l’acqua quando necessario, a seconda della domanda. Detto questo, anche l’idroelettrico presenta dei problemi, diventati piuttosto evidenti nel corso del 2022, l’anno peggiore nella storia del settore. Ha contribuito infatti solo al 10% dell’intera produzione di energia elettrica nazionale a causa dell’enorme siccità. Quando viene a mancare l’acqua, anche l’idroelettrico diventa non programmabile. Questo può succedere anche ad altre tecnologie: immaginiamo di non avere più gas per le centrali. Sarebbe la stessa cosa.

Perché si punta allora principalmente su eolico e fotovoltaico se non sono programmabili?

Sono le rinnovabili del futuro. Sono le tecnologie che hanno abbassato maggiormente i costi. Sono più che mai competitive con i prezzi dei combustibili fossili. Sono anche più semplici rispetto alle altre rinnovabili: immaginiamo quanto sia complicato costruire un bacino idroelettrico, rispetto al montare qualche pannello fotovoltaico sui tetti. Esistono effettivamente dei vantaggi evidenti.

Il cambiamento climatico ha eliminato le cosiddette mezze stagioni, e ci ha fatto assistere a fenomeni atmosferici improvvisi e talvolta nefasti per la natura e l’uomo. Questo non influenza il concetto di prevedibilità?

La crisi climatica purtroppo impatta su tutto. Impatterà sempre di più anche sul sistema di generazione elettrica. Vedi il caso dell’idroelettrico che probabilmente è la fonte più esposta nel nostro Paese al cambiamento climatico. Questo problema può impattare anche sulle fonti più tradizionali: il 2022 è stato l’anno nero del nucleare in Europa. Ci sono stati una serie di disguidi e malfunzionamenti causati anche dalla difficoltà di approvvigionamento idrico. Tutte le fonti termoelettriche si scaldano con un combustibile (in questo caso nucleare) e hanno bisogno di acqua per raffreddarsi. Riguardo il fotovoltaico, invece, non credo che cambierà in questi anni la quantità di irraggiamento, anzi con l’aumentare delle temperature potrebbe esserci addirittura più sole e quindi più energia.

Quando una fonte non è programmabile, è sempre possibile "immagazzinare" l’energia attraverso i sistemi di accumulo. Navigando sul web, anche sulla vostra piattaforma, ho però avuto la percezione che "sarebbe meglio" non farlo ma consumare energia sul momento. Perché questo? Ci sono ragioni economiche o altri motivi?

Esistono innanzitutto delle ragioni termo-dinamiche: l’accumulo di energia ha un costo energetico, qualsiasi sia la tecnologia usata, dalle batterie al litio ai grandi bacini idroelettrici o soluzioni ancora in fase di studio. Idealmente, per costruire un sistema che vada 100% rinnovabile e possa essere sicuro al tempo stesso, abbiamo bisogno di diversi ingredienti: in primis un buon bilanciamento tra le fonti rinnovabili, perché non sono tutte uguali. Innanzitutto tra eolico e fotovoltaico: il primo produce di più in inverno, il secondo in estate. Quindi sono sinergiche. Poi bisogna lavorare anche sulla domanda, incentivando il consumo là dove è maggiormente disponibile energia non programmabile. A questo aggiungiamo le attività industriali cosiddette "interrompibili", che esistono già: in alcuni casi se la produzione di energia non ce la fa, l'attività è interrotta, ma le aziende vengono anche remunerate se questo accade. Detto questo, anche mettendo insieme tutte queste cose, sicuramente, in un sistema che in Italia deve dare 300-400-500 TW all’anno, non potremo fare a meno anche di una quota di accumulo. Quindi sarà necessario sostenere anche un costo economico, perché si dovranno costruire le strutture necessarie. Ci sono, però, diversi studi che dimostrano come già oggi se immaginiamo un sistema ad alta generazione rinnovabile con tanti accumuli, comunque l’elettricità avrebbe un costo competitivo con quello attuale.

Come dovrebbe essere organizzato un sistema di generazione elettrica ideale?

Molti Paesi europei si sono dati degli obiettivi rigidi. Quindi non sono più sogni ma ci stiamo organizzando per diventare così. I sistemi che si immaginano da qui a 10-15 anni saranno certamente diversi. Eolico e fotovoltaico saranno le fonti prevalenti, ma non saranno le sole. Probabilmente ci sarà un mix tra queste e altre fonti possibilmente rinnovabili che possano intervenire là dove le fonti non programmabili non possono arrivare. Saranno, quindi, sistemi integrati e distribuiti, perché più sono capillari e più sono sicuri. Saranno sistemi più intelligenti di quelli che ci sono oggi, perché dovremo far dialogare di più domanda e offerta e in base a questo cambiare il nostro modo di produrre ma anche di consumare energia. Pensiamo a quando le auto saranno tutte elettriche: idealmente avremo una capacità di accumulo che sarebbe più che sufficiente a soddisfare tutti i nostri bisogni. Possiamo dire che, molto probabilmente, ogni famiglia sarà in grado di produrre gran parte dell’energia grazie al fotovoltaico, che è il sistema più economico e sicuro che c’è.

Passiamo poi al paesaggio. Mi colpiscono sempre molto le proteste che si sviluppano intorno alla creazione di parchi eolici e fotovoltaici. Quali sono i criteri di locazione? Ci sono motivazioni che "pesano" più di altre?

Il sole è molto distribuito quindi non ha questo genere di problemi. L’eolico, l’idroelettrico e il geotermoelettrico sono delle fonti che dipendono molto dalla disponibilità. Quindi il primo criterio è capire se quella valle è idonea per fare un bacino idroelettrico, se in quell’area c’è vento sufficiente a far girare per almeno 2000 ore l’anno un generatore eolico. Altrimenti l’energia costerebbe troppo e non si riuscirebbe a rientrare nell’investimento. Solo dopo subentrano altri criteri per stabilire l’idoneità delle aree: esistono zone che sono vincolate dal punto di vista ambientale e paesaggistico ed è difficile che lì possa sorgere un impianto particolarmente impattante. Premesso che ogni tecnologia impatta sull’ambiente.

Perché allora ci sono tante proteste?

Noi con i falsi miti abbiamo rilevato una radice anche culturale del problema. Solo in alcuni casi esistono dei motivi veri per non costruire degli impianti, ma spesso si tratta di motivazioni troppo deboli o fittizie. Si parla di danno al paesaggio e all’ambiente in relazione a una tecnologia che ha lo scopo di limitare il cambiamento climatico, probabilmente la più grande minaccia ambientale attualmente presente, che ha anche essa un impatto sul paesaggio rilevante. Quelle rinnovabili sono infrastrutture di interesse strategico nazionale: noi abbiamo bisogno di chiudere gli impianti che vanno a combustibili fossili per arrestare il cambiamento climatico e queste sono le tecnologie che devono sostituirli, in pochissimi anni. Dobbiamo trovare un modo di gestire queste infrastrutture diverso rispetto a quello che abbiamo usato finora.

Riusciremo a raggiungere l’obiettivo delle emissioni a zero di CO2?

Non siamo ancora sulla strada per raggiungerli. Ma purtroppo non sono obiettivi che derivano da un capriccio, ma da una crisi climatica in corso. La scienza ci ha detto che per contrastarla dobbiamo azzerare le nostre emissioni nette da qui al 2050. Dati alla mano, arrivare a produrre 10 GW di energia da fonti rinnovabili all’anno è l’unico modo per abbassare le temperature. Bisogna quindi pensare a come farlo, a meno che non ci si arrenda di fronte alla crisi climatica. Ma non sembra uno scenario plausibile per nessuno Stato. Alla fine non si tratta di un obiettivo così impossibile: nel mondo ci sono già tanti paesi che hanno un sistema di generazione elettrica 100% rinnovabile, con fonti programmabili, come il Sud America o il Nord Europa dove è molto sviluppato l’idroelettrico. Non esistono ancora paesi che fanno il 100% con solo eolico e fotovoltaico. Ma si stanno attrezzando tutti per raggiungere questo obiettivo.

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