Cop23: cos'è stato deciso a Bonn?

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Dal 6 al 17 novembre si è tenuta, a Bonn, la Cop23: le Nazioni Unite si sono incontrate, sotto la presidenza delle Isole Fiji, per discutere dei cambiamenti climatici.

La UNFCC (United Nations Framework Convention on Climate Change) si è riunita i giorni scorsi nella città tedesca di Bonn per affrontare i problemi derivanti dal surriscaldamento del pianeta. Le riunioni hanno avuto inizio martedì scorso e il fulcro centrale della discussione è il cambiamento climatico e quanto questo sta influenzando l’ambiente.

Durante queste due settimane, sono stati organizzati oltre 100 eventi, tra cui riunioni, conferenze stampa e dialoghi digitali, emessi in diretta attraverso la pagina Facebook. I protagonisti che si sono susseguiti sono stati numerosi e molto diversi tra loro: aziende, sindaci, presidenti del governo e ministri, oltre ad esperti del settore come studiosi e ricercatori.

Temperature alle stelle Gli esperti affermano che il 2017 è uno degli anni più caldi di sempre, in quanto da gennaio a settembre di quest’anno la temperatura era di quasi 1,1°C in più rispetto all’età preindustriale.

Durante il discorso di apertura della Cop23, il segretario generale dell’ONU, António Guterres, ha chiesto una maggior unione a tutti i paesi per poter portare avanti progetti concreti a salvaguardia dell’ambiente:

Abbiamo bisogno di una maggior ambizione, dobbiamo arrivare più lontano e più velocemente, tutti insieme. Gli effetti catastrofici del cambio climatico si stanno facendo sentire sempre più seriamente.

Cosa è stato deciso a Bonn

I delegati di 195 paesi hanno approvato la prima bozza di un voluminoso manuale di regole per confrontare e verificare gli impegni presi volontariamente per fermare il riscaldamento climatico ed essere in grado di stabilire obiettivi più ambiziosi. Il testo del manuale sarà sottoposto, durante tutto l'anno, all'approvazione dei capi di Stato e di governo nel vertice che si terrà nel 2018 nella città polacca di Katowice.

Tra le decisioni adottate c'è stata la revisione del cosiddetto Dialogo di Talanoa, una mossa che consentirà la costituzione di un inventario relativo all'operato dei paesi: come stanno rispettando i loro impegni volontari per ridurre le emissioni di gas serra, per migliorarli al fine di fermare il riscaldamento globale ad un massimo tra 1,5 e 2 gradi centigradi rispetto all'era preindustriale. Questa necessità è derivata anche dalla richiesta dei paesi in via di sviluppo, che hanno chiesto che nel 2018 e nel 2019 venga fatto un bilancio degli sforzi per ridurre le emissioni, un dovere che gli Stati industrializzati dovranno assolvere per primi.

È stato deciso, inoltre, di rafforzare il ruolo delle donne attraverso un piano d'azione di genere e di lanciare una piattaforma per le popolazioni indigene e le comunità locali che le eleva alla categoria di interlocutori nel processo di protezione del clima.

Assicurazione del rischio climatico entro il 2020

...

Entro il 2020, è prevista un’assicurazione per tutelare quasi 400 milioni di persone povere e vulnerabili dal rischio climatico. L'InsuResilience Initiative è stata istituita come un'alleanza globale che unirà i paesi del G20 con le nazioni V20, un gruppo che riunisce 49 dei paesi più vulnerabili del mondo, compresi piccoli stati insulari come le Fiji.

Il lancio di questa partnership globale ha riunito Germania, Etiopia, come presidente del V20, Regno Unito e la Banca mondiale. Il Segretario di Stato del Ministero federale della cooperazione economica e dello sviluppo della Germania, Thomas Silberhorn, ha dichiarato che l'iniziativa avrà 125 milioni di dollari come fondo per dare inizio al nuovo progetto.

Dal canto suo, il segretario esecutivo della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC), Patricia Espinosa, ha detto che questa partnership globale rappresenta un eccellente esempio dei guadagni che si possono ottenere quando i governi progressisti, la società civile e il settore privato si uniscono, per il bene comune.

Cop23 e FAO: obiettivo comune

Tra le varie tematiche emerse durante la Cop23 di Bonn, c’è la stretta relazione tra il cambio climatico e la necessità di produrre alimenti sostenibili. A questo proposito José Graziano da Silva, direttore generale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Alimentazione e l'Agricoltura (FAO), ha posto l’attenzione sul fatto che le emissioni di gas contaminanti per l’atmosfera, da parte delle attività agricole, sono in continuo aumento e la situazione sarà sempre più grave con il passare degli anni.

Per contrastare questo problema, devono essere adottate al più presto delle forme sostenibili di produzione e consumo degli alimenti. Le attenzioni saranno mirate a tutto il processo di produzione, all’elaborazione, al trasporto e al consumo degli alimenti sia in zone rurali che centri urbani. Le soluzioni che sono state proposte per portare avanti questo progetto sono le seguenti:

  • Ridurre la deforestazione
  • Recuperare le terre abbandonate
  • Limitare gli sprechi di cibo
  • Allevare capi di bestiame, che producano poco emissioni di carbonio

Stati Uniti: fuori dagli Accordi di Parigi

Gli Stati Uniti, presenti con una delegazione di basso livello in seguito all'annuncio del presidente Donald Trump di abbandonare l'accordo di Parigi, non hanno bloccato del tutto il loro intervento nei confronti dell'ambiente. Una rete di stati, città e rappresentanti di società nordamericane erano comunque presenti a Bonn per assicurare alla comunità internazionale che avrebbero adempiuto agli obiettivi previsti. "We are still in" (Siamo ancora dentro) era il messaggio del gruppo guidato dal governatore della California, Jerry Brown.

Per la prima volta però gli Stati Uniti non hanno avuto un padiglione alla Conferenza e la delegazione che si è presentata era di sole 50 persone, molte meno rispetto agli anni passati. Come osservatori, però, i delegati americani erano centinaia e hanno collaborato alla creazione del U.S. Climate Action Center, un centro in cui si sono svolti eventi ed iniziative sostenute da sindaci e docenti universitari. 

Tra le persone maggiormente coinvolte nelle inizative, c'era l'ex sindaco di New York, Michael Bloomberg: il suo impegno ambientale era già inziato dopo la vittoria alle elezioni del 2001 e si è protratto per tutti questi anni; tanto che, dopo l'annuncio di Trump dell'uscita degli USA dagli accordi di Parigi, Bloomberg ha dichiarato di aver investito 15 milioni di dollari nella UNFCCC, cioè la stessa somma che di solito versava il governo americano.

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